Perché “tutoring”? Non puoi chiamarlo semplicemente “ripetizioni”?
No. E ve lo dice uno che di ripetizioni ne ha date parecchie — e anche prese, qualche volta!
Il tutoring è una cosa proprio diversa, che può o non può contenere anche delle ripetizioni (o “lezioni frontali”), ma che ha altri obiettivi e altri metodi.
Ma quindi, a cosa serve?
Serve innanzitutto per facilitare l’apprendimento in casi di difficoltà specifiche: dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia, disturbi dell’attenzione e delle funzioni esecutive, iperattività…
Si punta al raggiungimento dell’autonomia nello studio, attraverso l’analisi dei punti di forza e di debolezza, delle strategie e dell’approccio allo studio, e con l’aiuto di tecniche specifiche che rendano più agevole ed efficace il processo di apprendimento.
Questo perché il modo in cui si fanno i compiti è mille volte più importante dei contenuti.
Quando la maestra/prof di Storia chiede di imparare a memoria le vite dei faraoni non è perché pensa di avere davanti dei futuri egittologi. È perché i suoi studenti devono imparare a studiare:
La lista delle competenze legate allo studio è lunghissima! Ed è proprio queste meta-competenze che il tutoring va a rafforzare.
Il tutor dell’apprendimento — che dovrebbe essere un esperto adeguatamente formato — lavora in stretta sinergia con i genitori e gli insegnanti e, se necessario, media anche i rapporti casa-scuola.
Il potenziamento cognitivo è volto a rafforzare e sviluppare specifiche abilità, come il ragionamento astratto o l’espressione verbale, ma anche gli apprendimenti scolastici (letto-scrittura e calcolo).
n.b. Nel caso dei DSA viene spesso chiamato riabilitazione, ma erroneamente: avere la discalculia non è come avere un braccio rotto! Non c’è niente da RI-abilitare: ci sono, semmai, abilità nascoste da scoprire e strategie compensative da implementare.
Poi c’è il potenziamento delle funzioni esecutive, che dovete immaginare un po’ come i tecnici dietro le quinte del cervello: attenzione, memoria, controllo della distrazione, pianificazione, flessibilità…
Queste funzioni si sviluppano durante l’infanzia e fino alla prima età adulta, ma in alcuni bambini emergono più tardi o rimangono deficitarie. Di norma è così dell’ADHD, ma anche in moltissimi casi di DSA.
Qui il lavoro con i genitori diventa fondamentale, tanto che spesso il potenziamento delle funzioni esecutive si affianca a un percorso di Parent Training.
Il tutoring e i due tipi di potenziamento possono intrecciarsi e alternarsi, a seconda delle necessità e delle priorità.
Per questo la valutazione e la presa in carico sono momenti fondamentali per la buona riuscita dell’intervento: bisogna avere obiettivi chiari e aspettative realistiche, ed ecco perché almeno il primo incontro è sempre solo con i genitori.