Due soluzioni:
1) La consulenza online, tramite Skype o simili. Non è applicabile a tutti i percorsi: il counselling, ad esempio, si presta molto bene, sebbene è preferibile vederci di persona almeno la prima volta; la psicodiagnosi, al contrario, è valida solo se effettuata in presenza.
2) La consulenza domiciliare, per cui vengo a trovarti a casa tua. Occorre un ambiente tranquillo e riservato, Il sovrapprezzo sarà calcolato in funzione della distanza e del tempo impiegato per raggiungerti e, come gli altri dettagli tecnici, verrà pattuito al primo incontro.
L'onorario, così come la durata e la cadenza degli incontri, verrà pattuito insieme e varia ovviamente a seconda del tipo di percorso e degli strumenti utilizzati.
Sì e no: se, per qualsiasi motivo, dopo il nostro primo incontro decidi di interrompere il percorso, non mi dovrai nulla. Se invece scegli di proseguire, ti chiederò il saldo al secondo appuntamento.
Questo per rispettare, da una parte, la professionalità e competenza richieste dal primo incontro (che spesso è il più impegnativo!), ma anche la sua natura informativa e "senza impegno".
Sì: a partire dal 2017, con il DdL Lorenzin, lo psicologo è annoverato tra le professioni sanitarie. Pertanto le prestazioni psicologiche sono detraibili al 19% in sede di dichiarazione dei redditi come "spese mediche generiche", senza necessità di prescrizione medica.
Mi occuperò io di comunicare i dati al Sistema Tessera Sanitaria (STS) ai fini della detrazione. Se per qualsiasi motivo non desideri usufruire di questo servizio, puoi far valere il tuo diritto di opposizione all'invio.
In un sacco di modi, nel rispetto del Regolamento europeo 2016/679 (General Data Protection Regulation) e del D.Lgs. n. 196 del 30 giugno 2003 (Testo unico in materia di protezione dei dati personali). Durante il primo incontro ti farò firmare un modulo di consenso informato contenente anche informazioni in materia di trattamento dei dati personali. Se ti servono informazioni più specifiche, puoi contattarmi con il modulo in fondo a questa pagina.
Sono laureato in Psicologia clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia: insomma, all'università ho studiato adulti, bambini e cervelli.
La mia tesi si è concentrata sull'ultimo punto (in particolare sul monitoraggio motorio con feedback visivo e neuromodulazione) e il mio tirocinio post lauream sui primi due.
Ho poi svolto due master: uno sui DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) e uno su counselling e tecniche di valutazione psicologica. Al momento sono specializzando in Psicoterapia Integrata.
Clicca qui se vuoi saperne di più sul mio percorso!
No: sono psicologo. Questo significa che puoi rivolgerti a me per una consulenza psicologica in termini di diagnosi e riabilitazione, sostegno, interventi di prevenzione e di promozione del benessere psicologico.
Lo psicoterapeuta è invece specializzato nella cura del disagio psicopatologico (es. disturbi aliementari, dell'umore, di personalità) attraverso tecniche, appunto, terapeutiche.
Al momento sono specializzando in Psicoterapia Integrata. Perciò, se ti occorre una psicoterapia, ci rivediamo tra un po': il percorso dura quattro anni! Intanto, posso indirizzarti ai bravissimi colleghi che ho conosciuto lungo il mio cammino.
No: sono psicologo. Questo significa che puoi rivolgerti a me per diagnosi e riabilitazione, sostegno psicologico, interventi di prevenzione e di promozione del benessere psicologico.
La neuropsicologia studia le disfunzioni del cervello a livello di funzioni cognitive superiori, come memoria, linguaggio, attenzione, ragionamento, ecc.
Il Neuropsicologo è una figura ancora poco normata in Italia, ma l'Ordine degli Psicologi della Lombardia ha deliberato che può definirsi tale solo chi ha portato a termine un percorso (di circa 5000 ore!) in una scuola di specializzazione o tramite attività professionale.
Quindi, sebbene
- sulla mia laurea sia scritto "neuropsicologia",
- io abbia svolto parecchie ore di tirocinio (in particolare nella diagnosi e riabilitazione del bambino e dell'anziano),
- in quanto psicologo posso occuparmi di valutazione e riabilitazione neuropsicologica,
ufficialmente non mi definisco Neuropsicologo, per rispetto ai colleghi più specializzati.
Lo decidiamo insieme: ogni caso è unico, e così ogni percorso.
Per dare un'indicazione generale, da prendere con le pinze: per una tematica specifica si comincia di solito fissando una decina di incontri, di cui almeno un paio di valutazione (all'inizio) e due di follow-up, cioè di monitoraggio (alla fine).
Tuttavia è anche possibile che il "nodo" da sbloccare emerga subito: già il momento di restituzione della valutazione iniziale può essere incisivo e terapeutico!
In altri casi la definizione e il raggiungimento degli obiettivi possono richiedere più tempo, oppure si decide di non darsi limiti di tempo prestabiliti.
Sì, ma solo nel caso di counselling di coppia o di counselling familiare, e sempre a discrezione delle parti coinvolte. I genitori possono invece richiedere di essere inseriti nei gruppi di Parent Training.
Il counselling psicologico si articola normalmente in cinque fasi:
1. Valutazione, di solito nei primi 2 incontri. Il nostro primo filo conduttore è la consapevolezza dei nostri modi di sentire, pensare e agire; per indagarli noi psicologi abbiamo a disposizione innanzitutto l'empatia, l'esperienza, la relazione, l'osservazione clinica, ma anche test standardizzaticioè validati scientificamente che ci aiutano a misurare in modo oggettivo dimensioni psicologiche come l'ansia, la perseveranza, l'impulsività, la dipendenza affettiva e così via.
2. Restituzione, un incontro in cui ci raccontiamo cosa è emerso dalla prima fase e cerchiamo di analizzare meglio il problema. Se il caso lo richiede, fissiamo degli obiettivi di lavoro e riflettiamo su quali ostacoli potremmo incontrare nel nostro cammino. È anche la fase in cui ti dirò se posso davvero esserti utile o se troveresti maggiore aiuto in un intervento psicoterapeutico.
3. Intervento, il nucleo centrale del nostro percorso. Non ti so dire quanto durerà questa fase, ma possiamo provare a darci una tempistica — indicativamente 10 incontri — per "sbrogliare la matassa". Questo non significa necessariamente risolvere il problema, ma iniziare a ridefinire meglio la situazione, darle un significato, assumere consapevolezza di noi stessi, apprendere e sperimentare strategie alternative.
4. Verifica, un incontro in cui facciamo il punto della situazione, valutiamo l'efficacia dell'intervento e decidiamo come proseguire — ad esempio concentrandoci su un altro obiettivo o prendendoci una pausa.
5. Follow-up, 1 o 2 incontri a distanza per vedere come procede la situazione. È importante perché ci permette di valutare l'efficacia delle strategie adottate e l'eventuale necessità di continuare il sostegno.
Sì, ma non necessariamente: non amo etichettare i miei pazienti e preferisco usare le definizioni diagnostiche come linee guida. In alcuni casi, tuttavia, dare un nome alle cose può renderle meno spaventose e aiutare a capirle meglio.
I primi due termini possono essere usati come sinonimi. Il Sostegno (o Supporto) indica qualsiasi attività volta a ridurre una sofferenza psicologica; a me piace parlare di Counselling perché meno "patologizzante" e asimmetrico.
Entrambi indicano comunque una relazione di aiuto, per mezzo di strumenti specifici, in risposta a una problematica portata dal paziente.
Diverso è il discorso per la Psicoterapia, che ha come obiettivo principale la cura di specifiche alterazioni funzionali della psiche, come quelle dell'umore nella depressione maggiore o dell'esame di realtà nelle psicosi. Essa può essere svolta solo da uno psicoterapeuta specializzato.
Lo decidiamo insieme: ogni caso è unico, e così ogni percorso.
Per dare un'indicazione generale, da prendere con le pinze:
Un ciclo di potenziamento di una funzione base richiede almeno una ventina di incontri. Il tempo reale varia in base alla funzione da potenziare e all'età del soggetto: con i cuccioli si lavora per micro-obiettivi (es. "le doppie", "le operazioni di base", "l'uso del diario") mentre con i più grandi, per tenere testa alle richieste della scuola, occorre un approccio metacognitivo (es. "la comprensione del testo", "le strategie compensative in matematica", "l'autoregolazione").
Il tutoring si pone un obiettivo a lungo termine, ma spesso i cambiamenti si vedono già dopo le prime settimane. L'accompagnamento allo svolgimento dei compiti può fermarsi con l'acquisizione delle prime strategie oppure continuare per tutto il ciclo scolastico, aggiornando di volta in volta gli obiettivi.
Sì: organizzo spesso mini-gruppi suddivisi per età e per funzione o argomento da potenziare. Per quanto riguarda il Tutoring, accetto proposte di lezioni in piccoli gruppi: è un modo per contenere i costi e per rendere più conviviale il momento dei compiti!
Sia per il Tutoring che per il Potenziamento, si parte da un incontro con i genitori in cui valutiamo insieme il problema, stabiliamo degli obiettivi e un piano d'azione.
Ad esempio potremmo decidere di fare dieci incontri di Potenziamento delle abilità di calcolo (un'ora la settimana) e di accompagnare l'allievo/a con una o due ore di Tutoring. Oppure, viceversa, si può percorrere una strada parallela a quella scolastica, dimenticando compiti e verifiche e concentrandoci sul solo Potenziamento.
Alla fine di ogni ciclo di incontri (o comunque con una certa cadenza, tipo ogni mese) fissiamo un colloquio genitori in cui facciamo il punto della situazione e aggiorniamo gli obiettivi.
No. Questo perché al momento non collaboro con un'équipe multi-disciplinare autorizzata dall'ATS a rilasciare una Prima certificazione valida ai fini scolastici (non possono farlo i singoli professionisti!). Una mia diagnosi non verrebbe quindi accettata dalle scuole ai fini della redazione del PDP (Piano Didattico Personalizzato).
Nella pratica, nessuna: io preferisco parlare di "potenziamento" perché vedo i DSA come caratteristiche innate, più che come veri e propri disturbi da riabilitare; il cervello di un bambino discalculico gestisce la matematica in modo diverso, ma di fatto non ha perso nessuna abilità! Insieme possiamo potenziare il senso del numero, ma è fuorviante pensare di riabilitare (cioè recuperare) una funzione che si è... sviluppata diversamente.
Dal punto di vista formale, tuttavia, è in uso il termine "ruabilitazione": è questo il termine che troverete nella fattura fiscale.
Questo articolo dell'AID (Associazione Italiana Dislessia) lo spiega molto bene!
Lo decidiamo insieme: ogni caso è unico, e così ogni percorso.
Per dare un'indicazione generale, da prendere con le pinze: per una tematica specifica si comincia di solito fissando una decina di incontri, di cui almeno un paio di valutazione (all'inizio) e due di follow-up, cioè di monitoraggio (alla fine).
Tuttavia è anche possibile che il "nodo" da sbloccare emerga subito: già il momento di restituzione della valutazione iniziale può essere incisivo e terapeutico!
In altri casi la definizione e il raggiungimento degli obiettivi possono richiedere più tempo, oppure si decide di non darsi limiti di tempo prestabiliti.
Sì: sceglieremo insieme la modalità più utile tra percorsi individuali, di coppia, familiari o di gruppo.
- individuali, rivolti a famiglie monogenitoriali o in caso di oggettiva impossibilità di un genitore a presenziare agli incontri;
- di coppia, in cui lavoriamo sia sulle dinamiche genitori-bambini che sul rapporto genitore-genitore (vale anche per i separati!);
- familiari, con il coinvolgimento di fratelli o sorelle, nonni, zii, tate o altre figure di riferimento;
- di gruppo, ovvero con altri genitori, in un contesto di ascolto non giudicante e scambio di idee, esperienze e strategie.
Il Parent Training si articola normalmente in cinque fasi:
1. Valutazione, di solito nei primi 1–2 incontri. Insieme mettiamo a fuoco il problema, se necessario con l'aiuto di test standardizzaticioè validati scientificamente che ci aiutano a misurare in modo oggettivo dimensioni psicologiche e comportamentali.
2. Restituzione, un incontro in cui ci raccontiamo cosa è emerso dalla prima fase e cerchiamo di analizzare meglio il problema. Fissiamo degli obiettivi di lavoro e riflettiamo su quali ostacoli potremmo incontrare nel nostro cammino.
3. Intervento, il nucleo centrale del nostro percorso. Non ti so dire quanto durerà questa fase, ma possiamo provare a darci una tempistica — indicativamente 5–10 incontri — per "sbrogliare la matassa". Questo non significa necessariamente risolvere il problema, ma iniziare a ridefinire meglio la situazione, darle un significato, assumere consapevolezza di noi stessi, apprendere e sperimentare strategie alternative.
4. Verifica, un incontro in cui facciamo il punto della situazione, valutiamo l'efficacia dell'intervento e decidiamo come proseguire — ad esempio concentrandoci su un altro obiettivo o prendendoci una pausa.
5. Follow-up, 1–2 incontri a distanza per vedere come procede la situazione. È importante perché ci permette di valutare l'efficacia delle strategie adottate e l'eventuale necessità di continuare il sostegno.
No! Il Parent Training non ha l'obiettivo di trovare problemi nei genitori, bensì di aiutare i genitori a diventare una soluzione. La genitorialità è una sfida per tutti!
Detto questo, genitori sani crescono figli sani. Per questo, davanti a situazioni di particolare disagio in uno dei due (o nella coppia), mi permetto di suggerire percorsi più specifici (es. Counselling o Psicoterapia) da portare avanti parallelamente al Training, con me o con altri professionisti.
Nel nostro contesto, nessuna.
Di solito si indicano con Parent Training dei percorsi più strutturati, con un numero di incontri prestabilito e fasi ben definite, mentre il concetto di sostegno alla genitorialità è più vicino a un Counselling per genitori.
Ma il succo non cambia: l'obiettivo è sempre quello di migliorare le abilità educative dei genitori, cercare strategie per fronteggiare i problemi quotidiani e approfondire le tematiche di interesse (es. come funziona la dislessia, l'apprendimento, il comportamento oppositivo...).
Lo decidiamo insieme: ogni caso è unico, e così ogni percorso.
Per dare un'indicazione generale, da prendere con le pinze: già nei primi 10 incontri si riesce di solito a portare a termine la fase di valutazione, inquadrare il problema, fissare qualche spunto di riflessione e mettere giù le prime strategie.
Da qui possiamo fermarci e rivederci dopo un po' (follow-up) oppure continuare approfondendo le tematiche che ti servono di più.
Sì: su richiesta. Può essere un modo scaltro per dividere i costi e sostenersi a vicenda. Il primo incontro sarà però in singolo, così da valutare la fattibilità — a volte le necessità di due studenti sono incompatibili, ed è meglio procedere in solitaria o... in un altro gruppo!
Il Metodo di Studio si articola normalmente in quattro fasi:
1. Valutazione, di solito nei primi 3–5 incontri. Insieme mettiamo a fuoco i tuoi obiettivi e le tue aspettative; poi scegliamo dei questionari e test standardizzaticioè validati scientificamente per misurare in modo oggettivo dimensioni connesse al successo scolastico/accademico — sia psicologiche (come la Perseveranza, l'Ansia da prestazione, la Paura della valutazione negativa), sia cognitive (come la Memoria, l'Attenzione, gli Stili cognitivi).
2. Restituzione, 1–2 incontri in cui ci raccontiamo cosa è emerso dalla prima fase. Cercheremo di focalizzare l'attenzione su pochi obiettivi specifici e raggiungibili e riflettiamo su quali ostacoli potremmo incontrare nel nostro cammino.
3. Intervento, il nucleo centrale del nostro percorso. Possiamo andare a braccio e definire in anticipo quanti incontri dedicare a ogni obiettivo — di solito almeno 3–5.
4. Follow-up, 1–2 incontri a distanza per vedere come procede la situazione. È importante perché ci permette di valutare l'efficacia delle strategie adottate e decidere eventualmente di aggiungere un ciclo di incontri per concentrarci su un altro obiettivo.
Per l'amor del Cielo, No!
Il Metodo di Studio è utile a tutti, e anche in caso di gravi carenze organizzative o cognitive siamo ben lontani dalla psicopatologia.
Detto questo, a volte mi capita di incontrare casi di ansia particolarmente intensa o invalidante, Disturbi dell'Apprendimento non diagnosticati o altre situazioni degne di ulteriore approfondimento. In questi casi mi permetto di suggerire percorsi più specifici (es. Potenziamento cognitivo, Counselling o Psicoterapia) da portare avanti parallelamente al Metodo di Studio, con me o con altri professionisti.
Un percorso sul Metodo di Studio può avere l'obiettivo di:
Il Potenziamento cognitivo (e/o delle funzioni esecutive) ha lo scopo di potenziare specifici aspetti della cognizione, come la Memoria, l'Attenzione, la Comprensione del testo, l'Organizzazione dei tempi e degli spazi.
Se te lo stai chiedendo, la risposta è sì: il confine tra i due percorsi non è sempre rigido, e spesso ci si trova a sconfinare dall'uno all'altro.