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6 consigli per gestire la bassa autostima

Le basi: un’autostima solida è il regalo più bello che tu possa fare ai tuoi figli.
Cicciopino, sai, non ha un’autostima solida.
La settimana scorsa torna a casa da scuola con una nota perché, ohi ohi, ha “dimenticato” di svolgere i compiti assegnati: la maestra perde la pazienza e gli dedica il suo sguardo più torvo.
Così la mamma si infervora e parte un “Sei uno scansafatiche! Te lo dico sempre di controllare il diario!”
Si aspettava un mi-dispiace-mamma, non-lo-farò-più; invece Cicciopino abbassa la testa e comincia a contare le venature del parquet, per poi sbottare di colpo: “Non ci vado più a scuola, tanto non so fare niente!”
“Ecco”, pensa la mamma, “è proprio indisciplinato e non ha voglia di impegnarsi. Ha ragione la maestra!”
Episodi successivi:
- Cicciopino prende un brutto voto e la mamma lo viene a sapere dalla maestra: non ha avuto il coraggio di dirglielo.
- Cicciopino si trova davanti un compito simile e non ci prova neanche: ha gettato la spugna.
- Cicciopino ha 30 anni e non fa il lavoro dei suoi sogni: quando era il momento di impegnarsi davvero per una promozione, non si è sentito all’altezza.
Livelli molto bassi di autostima possono intaccare la motivazione e condurre allo sviluppo di sintomi ansiosi e depressivi.
Al contrario, le persone di successo, le persone serene e realizzate arrivano dove arrivano perché sostenute da un’immagine di sé positiva e vincente – sentono di avere valore e di meritare il loro successo e la loro serenità.
Purtroppo, le richieste sempre più alte della scuola, dello sport, del gruppo dei pari rischiano di scalfire questa immagine di sé; il poco tempo a disposizione, poi, ci porta a comunicare in modo spiccio e pragmatico, dimenticando che i nostri nanerottoli hanno bisogno di costanti rassicurazioni.
Vediamo allora 6 modi per aumentare l’autostima dei bambini. Scopriremo come, nel processo, ci sentiremo anche noi migliori e più forti!
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Ma cos’è questa autostima?
Definire l’autostima è facilissimo: si tratta della valutazione che facciamo di noi stessi. Come quasi tutti gli aspetti del nostro comportamento, si compone di tre aspetti:
- Pensieri o credenze su di noi: sono un bomber / uno sfigato, avrò successo nella vita / non combinerò mai niente;
- Emozioni relative a queste idee: orgoglio, vergogna, tristezza, persino rabbia;
- Azioni o modi di agire conseguenti: proattività o passività, tendenza ad assumersi dei rischi o incapacità di prendere decisioni, e così via.
Questi tre elementi si influenzano e rafforzano e vicenda, dando vita a configurazioni uniche – vedi grafichino graziosino.
esempio Un mio pazientino assume spesso un comportamento arrendevole davanti a un compito nuovo o inaspettato, perché è convinto di non essere in grado di approcciarlo e questo gli genera ansia, che a sua volta lo porta a evitare di cimentarsi in quel compito (comportamento di evitamento).
Spesso i genitori arrivano da me lamentandosi di comportamenti “problematici” come capricci, mancata autonomia nello svolgimento dei compiti, continue richieste di rassicurazione, incapacità di prendere decisioni, accondiscendenza eccessiva…
Ahimè! Questi comportamenti non sono il vero problema, ma sintomi del problema: la bassa autostima.
Occorre allora indagare prima di tutto pensieri ed emozioni associati a questo fenomeno (sono diversi per ognuno di noi!) e partire da quelli, con l’obiettivo di creare un’immagine di sé più positiva.
Come? Scopriamolo insieme!
Come potenziare l’autostima dei bambini
Partiamo da una considerazione: l’autostima non è innata.
Come la maggior parte delle caratteristiche psicologiche ha certamente una base temperamentale, ma le esperienze di vita (soprattutto quelle precoci) danno forma e colore a qualsiasi predisposizione.
Insomma, un po’ come il voto di Borghese che può confermare o ribaltare il risultato!
L’autostima, quindi, si può:
- Mostrare attraverso l’esempio, lavorando innanzitutto sulla nostra autostima, così da poter trasmettere ai cuccioli dei modelli positivi;
- Insegnare con il linguaggio e le azioni di tutti i giorni, lanciando messaggi di apprezzamento ed evitando come la peste quelli svalutanti;
- Rafforzare per mezzo di interventi ad hoc, che portino i bambini a riflettere sui propri punti di forza e sul proprio valore intrinseco – in questo può essere di grande aiuto una consulenza psicologica o, se necessario, un percorso di psicoterapia;
- Sostenere anche oltre l’infanzia, soprattutto negli adolescenti brufolenti, che tra uno scombussolamento ormonale e l’altro sono a rischio costante di crisi dell’immagine di sé.
Insomma, è la solita storia: non è mai troppo tardi, ma non è mai troppo presto.
Ogni essere umano, senza eccezione, per il mero fatto di esserlo, è degno del rispetto incondizionato di tutti; merita di stimare se stesso e di essere stimato.– José-Vincente Bonet
Ecco allora qualche dritta operativa per non trascurare questo importantissimo aspetto dell’educazione dei figli. Certo non sarà facile tenere a mente tutto, ma siete bravi genitori, svegli e sul pezzo; se avete letto fino a qui siete pure pazienti e perseveranti, nonché motivati a fare del vostro meglio per il bene dei cuccioli.
Allora, come vi hanno fatto sentire queste ultime righe?
Vediamo un po’…
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3 messaggi indispensabili per rafforzare l’autostima
Se la risposta è “carichissimi, entusiasti e pieno d’orgoglio”, avrete già capito qual è la prima dritta:
- Lanciare messaggi di apprezzamento.
Per noi adulti i complimenti possono sembrare scontati o superflui – ci sono addirittura scuole di pensiero che suggeriscono di non esaltarsi troppo per uno di quei disegni bruttini o per un voto positivo a scuola. La ricerca, però, ci dice l’opposto: non dobbiamo badare a spese quando si tratta di encomiare comportamenti corretti, complimentarci per risultati raggiunti o anche solo ricordare ai cuccioli che siamo felici di stare con loro. Meritano il nostro amore per il solo fatto di esistere: diciamoglielo!
— Buona giornata, Cicciopino: sono sicura che anche oggi mi renderai orgogliosa di te.
- Lanciare messaggi supportivi.
I bambini devono crescere dando per scontato che, in caso di difficoltà, potranno sempre correre da noi. Non si tratta di assistenzialismo, ma di essere disposti a sostenere le loro insicurezze incoraggiandoli a sperimentare nuove strategie.
— Questo esercizio non lo so fare!
— Non ancora, semmai! Adesso mi siedo vicino a te e lo scopriamo insieme. *(*) Questa me l’ha suggerita proprio una mamma!
- Lanciare messaggi sfidanti.
Una volta che i nanerottoli sono diventati abili in una certa attività o hanno portato a termine un compito, e dopo aver riconosciuto il risultato, occorre dimostrare loro che crediamo possano migliorare ancora, spingersi oltre, mettersi alla prova. Questo insegnerà loro l’intraprendenza e la gioia del fare di più.— Bravo Cicciopino, hai completato l’esercizio! La prossima volta vedrai che ti verrà anche più facile.
Trovare l’equilibrio tra supporto e sfida può essere… una vera sfida: offrire il nostro aiuto quando non è necessario o avere aspettative troppo basse rischia di trasmettere il messaggio opposto (“da solo non lo sai fare”, “mi aspetto poco da te”); di contro, fare richieste eccessive o addirittura rimproveri quando i bimbi sono in seria difficoltà li farà sentire ancora più inadeguati.
Se per sbrogliare questa matassa la sensibilità dei genitori non dovesse bastare, una mossa scaltra è chiedere consiglio a un professionista: psicologi, educatori e pedagogisti saranno lieti di darvi una mano!
3 caratteristiche del genitore che insegna l’autostima
Affinché i messaggi di cui sopra siano efficaci, dobbiamo poterci fregiare di alcune caratteristiche chiave.
Pronti a prendere appunti? Cominciamo!
- Sincerità.
Indispensabile: i bambini sono accuratissimi elaboratori di segnali sociali. Per poter trasmettere il senso del loro valore, dobbiamo essere i primi a credere in loro. Provate a rileggere gli esempi del paragrafo precedente: se vi suonano posticci, ridicoli o irrealistici, è il caso di interrogarci sul perché. Avere bassa stima dei propri figli è più comune di quanto si possa pensare: c’è di buono che, come qualsiasi problema, si può affrontare! - Rispetto.
Avere una buona considerazione di sé passa anche attraverso l’accettare i propri errori: nessuno è perfetto – dobbiamo abituarci a fallire, di tanto in tanto. Per questo è importante rispettare le scelte dei cuccioli (sempre nei limiti di sicurezza!), anche quelle apparentemente meno sensate, discutendo poi dei risultati nefasti con atteggiamento positivo e non giudicante. Questo favorisce la creatività e insegna a stimare anche le parti meno efficienti di sé. - Apertura.
Per poter apprezzare e rispettare con sincerità i nanerottoli occorre innanzitutto avere le antenne bene alzate per captare e riconoscere tutto ciò che fanno di buono. Nei miei percorsi di Parent Training, il primo esercizio che assegno è proprio questo: elencare almeno una cosa positiva ogni giorno – può essere un piccolo traguardo, un comportamento desiderato, anche solo un sorriso. È sorprendente quanto cambi la nostra prospettiva quando ci sforziamo di vedere il lato positivo!
Attenersi a questi tre modi di essere – sincerità, rispetto e apertura – è l’unica strada per garantire ai bambini un ambiente sereno e motivante in cui crescere, formarsi e rafforzare la loro autostima.
Non solo: anche noi, rivolgendo questo atteggiamento nei confronti di noi stessi, avremo modo di sperimentare pensieri più positivi, emozioni piacevoli e comportamenti più efficaci.
Insomma, avremo aumentato l’autostima non solo nei piccoli, ma anche in noi stessi!
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BIBLIOGRAFIA
Hewitt, John P. (2009). Oxford Handbook of Positive Psychology. Oxford University Press. pp. 217–224. ISBN 978-0-19-518724-3.
José-Vicente Bonet. Sé amigo de ti mismo: manual de autoestima. 1997. Ed. Sal Terrae. Maliaño (Cantabria, España). ISBN 978-84-293-1133-4.