Antipasto
Oggi parliamo di funzioni esecutive, ma prima… momento quiz:
Cos’hanno in comune un esercizio di matematica, lo studio per una verifica, il controllo del diario, la preparazione dello zaino?
Ma soprattutto, cosa c’entrano con la farina, le forchette e le macchie di sugo?
Scopriamolo insieme!
Primo: le funzioni esecutive
Quando ci troviamo alle prese con dei compiti complessi come quelli sopra citati facciamo ricorso al nostro “bagaglio” di competenze operative, che comprendono:
- Definire gli obiettivi… (goal-setting)
- … e tenerli a mente fino alla fine! (memoria di lavoro)
- Programmare l’azione in modo strategico… (pianificazione)
- … ma anche sapersi adattare! (flessibilità)
- Prendere decisioni sensate… (decision-making)
- … e valutarne l’efficacia! (feedback)
- Mantenere l’attenzione sull’attività in corso… (attenzione sostenuta)
- … ma saperla “spostare” se necessario! (attenzione divisa)
- Evitare di cedere alle distrazioni… (controllo inibitorio)
- … e controllare la propria prestazione! (monitoraggio)
Tutte queste abilità sono in realtà delle vere e proprie “funzioni” del nostro cervello, al pari di movimento, pensiero ed emozioni.
Si tratta delle funzioni esecutive, che potremmo paragonare alla RAM di un computer, al navigatore integrato di un’automobile, ai bottoni su un elettrodomestico — insomma, ci permettono di fare le cose efficacemente.
Le funzioni esecutive entrano in gioco ogni volta che dobbiamo:
- pianificare (lo studio, un viaggio, le faccende domestiche…)
- correggere degli errori (nei compiti o… in un piatto venuto male!)
- resistere alla tentazione (di mandare tutto in malora e tornare a giocare, o di scofanarsi tutto il cioccolato… prima di metterlo nell’impasto!)
Ma anche in tutte le situazioni “nuove”, impreviste, complesse o contrarie alle nostre abitudini.
Cominciamo allora a intuire cos’hanno in comune matematica e fornelli, uova in camicia e analisi logica, ricordarsi di mettere il sale e non lasciare a casa l’astuccio, la lista della spesa e i compiti sul diario?
Tutte queste attività fanno capo alle nostre funzioni esecutive, che – come si sarà intuito – non sono innate, ma si sviluppano nel corso della vita e possono essere sempre allenate.
pro tip È (anche) a questo che puntano il potenziamento cognitivo e il tutoring dell’apprendimento: promuovere e sviluppare queste funzioni per poterle poi generalizzare a tutte le situazioni della vita quotidiana, dentro e fuori dal contesto scolastico.
Secondo: allenare le funzioni esecutive
Innanzitutto: perché è importante promuovere le funzioni esecutive dei bambini?
- perché le loro aree cerebrali non sono ancora del tutto sviluppate:
- i lobi frontali sono gli ultimi a completare la maturazione, verso la fine dell’adolescenza; perciò, proprio come stimoliamo i più piccini a camminare, possiamo promuovere le funzioni esecutive in quelli più grandicelli!
- perché sono davvero indispensabili nel contesto scolastico,
- dove per diventare autonomi si rende necessario stare attenti in classe, pianificare il lavoro, gestire il tempo e il materiale a casa, ricordarsi di portare l’astuccio e la squadra e il quaderno e gli schemi e la calcolatrice e… che fatica!
- perché torneranno parecchio utili nel mondo del lavoro
- e, come abbiamo visto, nella vita quotidiana;
- perché a scuola, purtroppo, non c’è il tempo di concentrarsi su questi “meta-obiettivi”:
- il programma va finito, la Storia va imparata, gli scrutini vanno fatti, e le funzioni esecutive finiscono per essere… date per scontate.
Tutto questo è vero specialmente per bambini e ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), che spesso correlano con deficit della memoria di lavoro e di altre funzioni esecutive; ed è ancora più vero per chi deve fronteggiare difficoltà specifiche per queste funzioni, come ad esempio il disturbo da deficit da disattenzione/iperattività (ADHD).
Perciò, non ci resta che metterci al lavoro e allenare le funzioni esecutive!
Sì, ma… come?
Forse attraverso libroni di Psicologia e Pedagogia, o costosi programmi di Brain Training, o percorsi riabilitativi decennali?
Be’… anche! Ma basta davvero molto, molto meno.
Il contatto con le figure professionali è certamente utile, e addirittura indispensabile per le situazioni più “a rischio” (DSA, ADHD, disturbi neurologici, quadri di forte demotivazione…), ma…
- qualsiasi buon percorso specialistico di potenziamento o riabilitazione passa per l’esercizio quotidiano: una o due ore alla settimana non bastano!
- perché non sviluppare le funzioni esecutive anche in assenza di difficoltà specifiche, nella comodità della propria casa?
Il potenziamento delle funzioni esecutive passa dalle azioni più quotidiane, e oggi vogliamo concentrarci su quella più quotidiana di tutte: cucinare.
Contorno: tutti in cucina!
Proviamo a rileggere le funzioni che abbiamo menzionato all’inizio dell’articolo, immaginando di dover preparare un pranzo (o, per cominciare, un singolo piatto).
- Innanzitutto occorre stabilire cosa vogliamo cucinare
- sembra una cosa da poco, ma il darsi obiettivi realistici e sensati è un’abilità che si apprende sul campo — tanto da essere, a sua volta, proprio uno degli… obiettivi (appunto!) del potenziamento cognitivo.
- Poi dobbiamo suddividere il lavoro in sotto-obiettivi
- e scegliere quali step seguire, in quale ordine, con quali strumenti, ma soprattutto adattare il nostro piano d’azione alla realtà: come fare se non ho lo zucchero di canna? E se mi manca proprio il coperchio per la padella che sto usando?
- In questi casi entrano in gioco flessibilità e creatività
- per trovare soluzioni alternative, di cui occorre poi valutare l’efficacia — magari rendendosi conto che usare un tagliere di legno come coperchio può portare a conseguenze sgradevoli (testato!).
- Nel mentre, mi sarà necessario richiamare alla memoria procedure già apprese, spostare l’attenzione tra il ricettario e il piano di lavoro e non distrarmi tra un passaggio e l’altro per non dimenticare nessun ingrediente.
Insomma: cucinare è davvero così diverso da un problema di geometria, da un’espressione algebrica, dall’analisi grammaticale? Stilare (e poi seguire!) una lista della spesa non è molto simile allo scrivere i compiti sul diario?
C’è un così stretto legame tra cucina e funzioni esecutive che è stato addirittura sviluppato uno strumento diagnostico per valutare il funzionamento cognitivo di bambini e adolescenti proprio grazie a un compito da… piccoli chef: si tratta del Children’s Cooking Task (CCT).
Ma c’è di più.
pro tip Non bisogna dimenticare, infatti, l’importanza della dimensione emotiva e motivazionale nei processi di apprendimento. Ovvero??
- spesso i percorsi di potenziamento e riabilitazione “tradizionali” (o peggio, improvvisati) non funzionano perché i bambini non sono motivati, o perché si basano su attività simil-scolastiche — dopo ore e ore di scuola? Davvero?!
- spesso le interazioni di stampo didattico a casa (come il fare i compiti) diventano momenti di tensione, rabbia, ansietta e generico #disagio, soprattutto se in presenza di DSA o difficoltà scolastiche.
Un’attività ludica come il cucinare insieme ai bambini può risolvere entrambi i problemi: stimola la loro curiosità, si allontana dai “noiosi” esercizi di brain training e favorisce interazioni positive con i genitori, perché in un contesto protetto, controllato e lontano dalle aspettative ansiogene della prestazione scolastica.
E se la ricetta non viene? Niente paura: se il clima dell’attività è stato di serenità e divertimento, anche un piccolo fallimento verrà vissuto come un’occasione di apprendere e… sperimentare strategie alternative la prossima volta — che poi, a ben guardare, è proprio quello che sarebbe auspicabile generalizzare anche alle prestazioni scolastiche!
pro tip Attenzione però: l’assetto da entrambe le parti dev’essere collaborativo! Se il #disagio permea anche in un’attività simpatica e a “rischio zero” come il cucinare insieme, deve suonare un campanello d’allarme che c’è qualcosa che non va.
Il bambino strilla o non segue le indicazioni? La mamma si arrabbia? Il papà non delega alcun compito? Insomma, il clima si fa teso e l’esperienza non è piacevole?
- Spesso basta una Consulenza psicologica breve per venirne a capo, oppure può essere necessario qualche ciclo di incontri in più;
- Altre volte, se c’è il sospetto di un deficit cognitivo o di un’alterazione del comportamento, si può aggiungere una valutazione specialistica del bambino; si decide caso per caso!
- La nostra prima scelta, in ogni caso, è quella del Parent Training, un percorso psicologico in cui si diventa più consapevoli e si cercano strategie alternative per affrontare con serenità le sfide dell’essere genitori.
L’obiettivo è sempre lo stesso: aumentare il benessere psicologico e promuovere uno sviluppo sano a 360 gradi.
Dessert: parentesi neuro — ALLARME SPIEGONE!!!
Le funzioni esecutive coinvolgono un gran numero di aree cerebrali, ma la ricerca ha evidenziato un coinvolgimento particolare delle regioni prefrontali — per capirci, la parte anteriore del cervello.
- Chi subisce un danno nella corteccia prefrontale dorsolaterale, ad esempio, può avere difficoltà a pianificare e portare a termine delle sequenze di azioni, ad esempio dimenticandosi cosa sta facendo o distraendosi a metà dell’opera.
- Sempre da quelle parti c’è la corteccia cingolata anteriore, che non è un carro armato ma quasi: è coinvolto nell’inibizione delle risposte automatiche, come rispondere “a casaccio” durante un’interrogazione o, in un esercizio, scrivere la prima cosa che ci viene in mente.
- A impedirci di lanciare il quaderno dall’altra parte della stanza quando l’esercizio non viene – ma anche di infilare la faccia in una torta alla panna! – interviene la corteccia orbitofrontale, che frena i nostri impulsi e ci rende socialmente appropriati.
Il conto, prego! — Bibliografia
Alvarez, J. A., & Emory, E. (2006). Executive function and the frontal lobes: a meta-analytic review. Neuropsychology review, 16(1), 17-42.
Chevignard, M. P., Catroppa, C., Galvin, J., & Anderson, V. (2010). Development and evaluation of an ecological task to assess executive functioning post childhood TBI: The Children’s Cooking Task. Brain Impairment, 11(2), 125-143.
Fogel, Y. (2018). The Children’s Cooking Task, a Performance-Based Assessment to Evaluate Executive Functions in Adolescents With Neurodevelopmental Disorders. American Journal of Occupational Therapy, 72(4_Supplement_1), 7211500019p1-7211500019p1.
Norman, D. A., & Shallice, T. (1986). Attention to action. In Consciousness and self-regulation (pp. 1-18). Springer, Boston, MA.
https://www.thekitchn.com/how-cooking-helped-my-kid-with-executive-function-245353